La Chiesa cattolica celebra il 9 settembre la festa del Beato Federico Ozanam, che all’età di soli vent’anni, nel 1833 a Parigi, fondò la Società di San Vincenzo De Paoli. La ricorrenza liturgica è stata istituita il giorno dopo la data della sua morte (8 settembre) perché questa coincide con la festa della Natività di Maria.
Lo vogliamo ricordare con le parole che San Giovanni Paolo II rivolse, nel lontano 1983, ai membri della Società di San Vincenzo De Paoli, in occasione dei 150 anni dalla sua fondazione: «Si rimane strabiliati da tutto ciò che ha potuto intraprendere per la Chiesa, la società, per i poveri, questo studente, questo professore, questo padre di famiglia, dalla fede ardente e dalla carità creativa, dal corso della sua vita consumatasi troppo presto! […] Ozanam si era anche e prima di tutto preoccupato di far fronte all’indifferenza religiosa e alla mancanza di fede dei suoi tempi. Ma aveva ben compreso che lavorare ad alleggerire la miseria dei poveri era il modo di mettere in pratica il Vangelo e nello stesso tempo di ravvivare la fede, di fortificarla e di renderla credibile. […] Non si può d’altra parte opporre giustizia e carità. Ozanam stesso ha preconizzato audaci misure per migliorare, giustamente, le condizioni di vita dell’ambiente operaio nascente. Fu uno dei precursori del movimento sociale coronato dall’enciclica Rerum Novarum. Ma sapeva anche che la carità non attende: essa aiuta l’uomo concreto che soffre oggi. Vi sono ancora senza dubbio persone che pensano che la carità che voi praticate rischi di frenare, con i suoi piccoli sollievi, il processo necessario per creare una società umana interamente rinnovata e liberata dall’ingiustizia. Ciò non vi deve preoccupare. Certamente, bisogna sempre prendere posizione contro l’ingiustizia, e precisamente per proteggere a lungo termine i piccoli e i poveri di cui tanto vi preoccupate. Ma è la stessa carità che suscita l’uno e l’altro sforzo. E non è sufficiente riflettere generosamente sull’amore verso l’umanità intera: bisogna amare concretamente quello che il Vangelo chiama il prossimo, che ci è vicino o a cui ci si avvicina. Ogni sistema sociale, anche se si vuole fondato sulla giustizia e anche ogni aiuto organizzato, che certamente è molto necessario, non dispenserà l’uomo dal volgersi con tutto il suo cuore verso il suo simile. È questo anche il suo modo di amare Dio che non vede (cf. 1 Gv 4, 20)» (San Giovanni Paolo II, Discorso ai membri della Società di San Vincenzo De Paoli, 28 aprile 1983).