Coltiviamo la Pace: i 157 anni dell’Indicatore alessandrino

Coltiviamo la Pace: i 157 anni dell’Indicatore alessandrino

È una pubblicazione tascabile che offre informazioni sul territorio e sui progetti di prossimità, curata dalla Società di San Vincenzo De Paoli. Presentata la 157° edizione nella sala consiliare di Palazzo Ghilini ad Alessandria, martedì 12 marzo 2024, alla presenza del vicepresidente della provincia Matteo Gualco, del consigliere Gianpaolo Lumi e di una vasta rappresentanza delle associazioni di volontariato della provincia di Alessandria. Sono intervenuti anche Luca Rossi, Vicesindaco del Comune di Valenza e Alessia Zaio, Assessore all’Istruzione, Beni Culturali e Commercio del Comune di Valenza.

“Ricordo che gli agenti della polizia municipale andavano in giro con una copia dell’Indicatore alessandrino sempre in tasca; la utilizzavano per fornire indicazioni agli automobilisti”. Così Carlo Camurati, vicepresidente del Consiglio Centrale di Alessandria della Società di San Vincenzo De Paoli, racconta come nacque l’Indicatore alessandrino. Una pubblicazione che, da 157 anni, offre informazioni preziose come indirizzi, orari delle Sante Messe, numeri di pubblica utilità, ma anche riflessioni sulla vita e le opere dei santi fondatori. “Ora, con l’introduzione delle mappe sui cellulari, anche l’Indicatore alessandrino si è trasformato e, anziché informazioni stradali, offre spunti per orientarsi nel mondo dei servizi di volontariato”. Così trovano spazio attività e buone pratiche messe in opera dalla Società di San Vincenzo De Paoli sul territorio: dalle raccolte di alimenti alle bancarelle solidali, per soffermarsi poi sui servizi di ascolto, assistenza, sostegno morale e materiale che i volontari dell’Associazione propongono quotidianamente.

L’edizione 2024 è dedicata alla ricerca della Pace. “Anche in un momento in cui le guerre sembrano bussare alle nostre porte, io non rinuncio a sperare nella Pace. Perché questa è la natura cristiana: perseverare nella costruzione di un domani migliore. – Così Federico Violo, Coordinatore Interregionale Piemonte e Valle d’Aosta della Società di San Vincenzo De Paoli – Una costruzione che parte dal nostro piccolo. Quando mi si chiede cosa si può fare per promuovere la Pace, io suggerisco sempre di partire dalla nostra vita di tutti i giorni, curando le relazioni in famiglia, sul lavoro, tra chi più ci è vicino. Quello che la Divina Provvidenza ci ha chiamati a vivere deve essere ‘un tempo di costruttori’, come lo ha definito il nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Gli anni del contrasto alla pandemia ed alle conseguenze di carattere sociale ed economico che da essa sono derivate, il confronto con le criticità ingenerate dai conflitti in Ucraina e recentemente in Medio Oriente, per la cui rapida fine preghiamo sinceramente, sia a livello internazionale che locale, hanno segnato profondamente il Terzo Settore, rendendo forse ancora più evidente che in passato come la dedizione quotidiana di tante persone di buona volontà costituisca presidio imprescindibile per la tenuta delle nostre comunità”.

La via per una credibile edificazione della Pace – ha proseguito Federico Violo – sta contemporaneamente in uno sguardo rivolto ai doni del Cielo ed in una operosità che sia frutto di impegno condiviso”.

In questo percorso il carisma e l’esempio del Beato Federico Ozanam, fondatore della Società di San Vincenzo De Paoli “ci guidano e ci ammaestrano”, conclude Federico Violo.

E alla vita ed alle opere del Beato Federico Ozanam è stata dedicata la relazione centrale di Maurizio Ceste, storico del Volontariato e principale biografo del giornalista e docente universitario che fondò a Parigi la Società di San Vincenzo De Paoli nel 1833. “Ozanam era un uomo di pace – ha esordito Maurizio Ceste – anche in un periodo tormentato da guerre e rivoluzioni”. All’indomani dei moti del 1848, quando le rovine di Saint-Lazare e della Bastiglia fumavano ancora, dalle colonne del giornale da lui stesso fondato, l’Ere Nouvelle, Ozanam rivolgeva un pressante appello alla “gente dabbene”, parole di straordinaria attualità che riportiamo di seguito: “Si è detto alle persone dabbene che erano state loro a salvare la Francia […] ma non basta aver salvato la Francia una o più volte: un grande Paese ha bisogno di essere salvato tutti i giorni. La Provvidenza, che ha deciso di tenerci sulla corda, fa sì che il pericolo segua al pericolo. Voi andate e venite tranquillamente da un capo all’altro della città pacificata. Ma il pericolo, che voi siete felici di non vedere più nelle strade, si è nascosto nelle soffitte delle case che le fiancheggiano. Avete cancellato la rivolta: vi rimane un nemico che non conoscete abbastanza, del quale non vi piace sentir parlare e del quale siamo decisi a parlarvi oggi: la miseria”. Poi si rivolge ai “preti francesi”: “È venuto il momento di andare in cerca di coloro che non vi chiamano, che, relegati nei quartieri malfamati, forse non hanno mai conosciuto né Chiesa, né prete, né il dolce nome di Cristo”. Ed ai “ricchi”: “Viviamo giorni senza precedenti, nei quali può essere saggio sacrificare l’avvenire al presente e le economie alla necessità della circolazione. Riaprite le fonti di quel credito di cui accusate l’esaurimento. […] Fate l’elemosina del lavoro e fate anche quella dell’assistenza. Non temete di nuocere al piccolo commercio rivestendo con i vostri denari queste migliaia di poveri, che certamente non compreranno né abiti né scarpe per i prossimi sei mesi. Date per gli asili e le scuole, e non dimenticatevi più di quelle case di accoglienza costrette a ridurre a un quarto, un decimo, il numero dei loro penitenti e a chiudere le porte al pentimento, quando Dio apre le porte del cielo”. “Rappresentanti del popolo”: “Non pensate di aver fatto abbastanza votando dei sussidi che finiscono per esaurirsi, avendo regolamentato le ore di lavoro, quando il lavoro è ancora soltanto un sogno, e rifiutato il riposo della domenica a quegli operai che vi rimproverano il vuoto delle settimane senza lavoro”. Parole senza tempo, che sono risuonate ancora più autentiche ancorché pronunciate in un’aula frequentata dai politici di oggi, alle prese con problemi mai dimenticati. Oggi come allora la Società di San Vincenzo De Paoli affianca chi vive nel bisogno offrendo ascolto, prossimità e conforto, ma soprattutto speranza.

Alessandro Ginotta
Ufficio Stampa
Coordinamento Interregionale
Piemonte e Valle d’Aosta